BAMBINI INVISIBILI IL LOCKDOWN DELL’INFANZIA

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La mostra fotografica, allestita nell’atrio del Dipartimento di Scienze dell’Educazione “Giovanni Maria Bertin” dell’Università di Bologna, in collaborazione con la Biblioteca di Scienze dell’Educazione “Mario Gattullo”, il Dipartimento di Scienze per la Qualità della Vita e la rivista Infanzia,  aprirà il 22 novembre 2021 e sarà inaugurata giovedì 2 dicembre alle ore 15.00. Sarà visitabile fino a mercoledì 15 dicembre 2021.

In occasione dell’inaugurazione interverranno presso l’Aula Magna “Piero Bertolini” del Dipartimento di Scienze dell’Educazione:

Maurizio Fabbri. Direttore del Dipartimento di Scienze dell’Educazione

Rita Monticelli. Consigliera, Comune di Bologna

Paola Villano. Delegata del Rettore per il benessere lavorativo

Roberto Farné. Professore di Didattica e Pedagogia speciale Università di Bologna

Per partecipare in presenza occorre iscriversi nell’apposito form al link di seguito

Presentazione

Nel marzo 2020 il lockdown di scuole e servizi per l’infanzia, ha costretto i bambini e le bambine a una condizione di clausura domestica.

Il non riconoscimento dei loro specifici diritti e bisogni li ha resi socialmente “invisibili”. Al tempo stesso è emersa l’urgenza di una riflessione pedagogica e politica sul “bambino sociale”: soggetto silenzioso, spesso non ascoltato di fronte a scelte urgenti che lo riguardano.

I bambini più di tutti hanno subito il trauma dell’isolamento rotto di tanto in tanto, e solo virtualmente, dalle occasioni di comunicazione a distanza, didattica o affettiva.

La rivista “Infanzia” ha lanciato un appello, chiedendo ai genitori di inviare alla redazione fotografie dei loro bambini nei momenti di vita quotidiana durante il lockdown. Questa mostra espone una parte significativa di queste foto (ne sono arrivate circa 160). Negli sguardi e nei gesti, nelle azioni e nelle relazioni si possono cogliere i segni di una resistenza, forse di una resilienza.

Dovremmo chiederci, alla fine, che cosa noi adulti abbiamo imparato sui bambini da quella esperienza.  

(Fonte Unibo)

Fabio Fanelli
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Fabio Fanelli

Una cosa che adoro del mio lavoro, è l'importanza che si deve dare al servizio offerto. Meno spazio alle classifiche di chi ha più follower, più mi piace, più visualizzazioni, l'informazione è una cosa seria. La capacità di dialogo, di interazione e di corretto utilizzo delle varie piattaforme sono il segnale che la rivoluzione del mestiere del giornalista è in corso.

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