Così il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, bacchetta la politica energetica italiana degli ultimi dieci anni
Nel discorso fatto alle Camere, il Presidente del Consiglio, si è pronunciato sull’effetto collaterale più importante per l’economia europea, soprattutto Italiana e Tedesca, e cioè sull’esportazione del gas dalla Russia.
“Circa il 45% del gas proviene dalla Russia: in aumento dal 27% di dieci anni 10 anni fa, è stata una mossa imprudente non aver diversificato le fonti di energia e i fornitori – ha ammonito Draghi, ottenendo l’applauso dell’Aula. In Italia abbiamo ridotto la produzione di gas da 17mld mc all’anno a circa 3 mld nel 2020 con consumi costanti tra i 70 e i 90 miliardi circa di metri cubi.
Gli stoccaggi italiani beneficiano dell’aver avuto, a inizio inverno, una situazione migliore rispetto a quello di altri Paesi europei, anche grazie alla qualità delle nostre infrastrutture.
Il livello di riempimento aveva raggiunto il 90% alla fine del mese di ottobre, mentre gli altri Paesi europei erano intorno al 75%.
L’ Italia è impegnata inoltre a spingere l’Unione Europea nella direzione di meccanismi di stoccaggio comune, che aiutino tutti i Paesi dell’ Unione a fronteggiare momenti di riduzione temporanea delle forniture. Ci auguriamo che da questa crisi possa riuscire una risposta positiva sul tema.
Il Governo è comunque al lavoro per approntare tutte le misure necessarie per gestire al meglio una possibile crisi energetica. Ci auguriamo che questi piani non siano necessari, ma non possiamo farci trovare impreparati. Le misure di emergenza consumi una maggiore flessibilità dei consumi di gas, sospensioni nel settore industriale, e regole sui consumi di gas nel settore termoelettrico, dove pure esistono misure di riduzione del carico”.
Procedere spediti verso lo sviluppo di fonti rinnovabili
“Ho parlato del gas, ma la risposta più valida nel lungo periodo sta nel procedere spediti, come stiamo facendo, nella direzione di un maggiore sviluppo delle fonti rinnovabili, anche e soprattutto con una maggiore semplificazione delle procedure per l’installazione degli impianti.
A questo proposito vorrei notare che gli ostacoli a una maggiore speditezza su questo percorso non sono tecnici, non sono tecnologici, ma sono solo burocratici. Ma il gas resta essenziale come combustibile di transizione. Dobbiamo rafforzare il corridoio sud, migliorare la nostra capacità di rigassificazione e aumentare la produzione nazionale a scapito delle importazioni. Perché il gas prodotto nel proprio Paese è più gestibile e può essere meno caro.
Il Presidente americano, Joe Biden, ha offerto la sua disponibilità a sostenere gli alleati con maggiori rifornimenti, tuttavia, la nostra capacità di utilizzo è limitata dal numero ridotto di rigassificatori in funzione. Per il futuro, è quanto mai opportuna una riflessione anche su queste infrastrutture.
Il Governo intende poi lavorare per incrementare i flussi da gasdotti non a pieno carico – come il TAP dall’Azerbaijan, il TransMed dall’Algeria e dalla Tunisia, il GreenStream dalla Libia. Potrebbe essere necessaria la riapertura delle centrali a carbone, per colmare eventuali mancanze nell’immediato”.