Intervista a Luca Novelli in occasione dell’uscita Dante e le infernali scienze
In occasione dell’Anniversario dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri è uscito l’ultimo libro tratto dalla collana “Lampi di genio” di Luca Novelli edito da Editoriale la Scienza.
Scrittore, giornalista, disegnatore, autore televisivo ma soprattutto divulgatore scientifico che da oltre 20 anni ormai scrive libri per ragazzi.
Lo abbiamo intervistato in occasione del Salone del libro per ragazzi di Latina per un’edizione completamente digitale e ci ha raccontato moltissime cose non solo del suo ultimo libro Dante e le infernali scienze. Un uomo dalla simpatia dirompente, da ogni sua parola è emerso l’amore per il suo lavoro e la gioia che gli regala.

Perché ha scelto Dante per il suo ultimo personaggio di questa collana?
Dante e le infernali scienze è il 22° libro di una collana che comprende altrettanti personaggi mica da ridere, esordisce Luca Novelli, da Darwin a Galileo, sono quasi tutti personaggi di scienze, quest’ultima biografia invece parla proprio di Dante e non l’avrei mai detto perché da ragazzino questo personaggio mi piaceva, era un poeta con un naso importante ed una vita travagliata, la sua vita non la conoscevo ed ho scoperto che la sua prima biografia pensate fu scritta da Boccaccio, non tutti conoscono bene la vita di questo personaggio, oggi sarebbe un rapper un cantante alla moda, Dante suonava, poetava, era un cavaliere, ha fatto una battaglia dove per miracolo si salvò, non era di certo un poeta solitario che pensava solo a poetare per la sua bella come ce lo immaginiamo.
Partiamo dal suo primo libro invece
Andiamo indietro quasi di mezzo secolo quando addirittura non c’erano nemmeno i computer, eppure in quel libro c’era la profezia di internet, c’era un piccolo mondo dove tanti bambini erano attaccati al computer e si potevano collegare insieme, ma internet non esisteva ancora.
Il rapporto tra scuola ed informatica?
L’ho cavalcata negli anni 80, pensate che i miei primi libri furono comprati persino da Microsoft negli Stati Uniti, rischiavo di diventare un tecnico informatico ma non mi piaceva minimamente, mi sono fermato perché rischiavo di fare dei libri troppo tecnici, a me interessava la divulgazione scientifica.
Quanto è orgoglioso che i suoi libri siano tradotti in 28 lingue?
Novelli sorride Ognuno ha le sue medagliette, preferisco essere tradotto in un paese strano come ad esempio la Mongolia piuttosto che vincere un premio. I miei libri hanno la capacità di essere tradotti in molte lingue perché parlano di personaggi internazionali, il linguaggio della scienza è altrettanto internazionale e senza confini, tutto questo mi fa andare sempre avanti, penso che se non fosse stato così avrei smesso di scrivere.
Da dove nasce l’idea di “Lampi di genio”?
Per tanti anni ho cercato un’idea, ho fatto molte prove con i libri che avevo fatto, ho cercato di mettere insieme un linguaggio che funzionasse per bambini e ragazzi, ma non solo, alla fine è venuto fuori questo grande personaggio che si racconta, dalla sua infanzia fino alla sua morte, i primi furono Darwin ed Einstein, sono passati vent’anni e siamo arrivati appunto a 22 personaggi.

Lavorare con e per i bambini e un mestiere di grande responsabilità?
Non è solo un mestiere di grande responsabilità, io ammiro molto gli insegnati, io quando li incontro è per poco tempo e per me è sempre un piacere immenso, un dare ed avere di sensazioni ed emozioni, io imparo quando li incontro, ed è bellissimo specialmente quando ti scrivono dopo venti anni e ti dicono che hanno letto i tuoi libri sui computer da bambini ed ora sono diventati informatici. Spero di non aver fatto disastri con nessuno! Scherza Novelli.
Secondo lei che funzione ha l’arte e la poesia nell’infanzia?
È fondamentale, loro la fanno senza problemi, si fa arte e scienze da bambini benissimo, è dopo che diventa difficile, si tratta di non frustrarli, è uno dei difetti del sistema scolastico e di alcuni insegnanti, mentre altri sono bravissimi ad incentivarli e farli crescere anche in questo senso.
Ci ostiniamo a spiegare l’arte ai bambini ma dovremmo renderli protagonisti dell’arte
Vero, Funari diceva di farla fare a loro, si può smontare un quadro di Kandinsky basta dargli gli strumenti fanno arte, tutte le volte che li metti difronte una cosa nuova la fanno, è come la scienza, il modo migliore per fare arte e scienze è farla, basta portare i bambini nel bosco è c’è tutta la scienza intorno. Poi ci sono anche dei libri in cui ci si può immedesimare ed ecco che ci ho provato io.

Negli incontri i ragazzi le lasciano tanto, che cosa di più?
Entusiasmo! Che con l’età diminuisce, invece loro ce l’hanno sempre, ti fanno venire la voglia di fare nuove cose, qualche volta mi hanno suggerito i titoli dei libri. Per esempio per questa serie “Lampi di genio” quando sono partito con Einstein ho lavorato con i ragazzi ed è stato una meraviglia, tiravano fuori cose straordinarie, si aprivano su temi che sembrano grandissimi come il tempo, lo spazio, l’universo, d’altronde Einstein diceva “Di spazio e tempo si parla di più quando si è bambini, poi io sono rimasto un po’ indietro e me ne sono occupato anche dopo quando sono diventato grande”.
Perché dovremo leggere il suo libro su Dante?
Io dico sempre che la realtà è utile senza saperne troppo, Dante era una persona straordinaria, qualcuno l’ha anche odiato perché effettivamente leggere adesso la divina commedia senza la pazienza che ci vuole… certo letta da Benigni è una meraviglia però sono parole pesanti, erano parole per persone che vivevano nel medioevo, il linguaggio non è certo il nostro, i ragazzi sono costretti a leggerlo per forza e non sempre è gradevole leggere per forza. Se invece leggi il mio libro scopri che Dande era una persona più simile ad un giovanotto di oggi e questa è una bella scoperta.
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