“GIUGNO”, il romanzo capolavoro di Paolo Bontempo e Gianluca Dario Rota

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Un romanzo di formazione, che il simbolo di una generazione, con un protagonista diviso tra il mondo dell’oratorio e una gang di teppisti. Con ironia, leggerezza e irriverenza racconta come diventare grandi significhi scegliere.

In occasione del Salone del libro per ragazzi Città di Latina abbiamo intervistato due giovanissimi scrittori, Paolo Bontempo e Gianluca Dario Rota autori del libro “Giugno”, edito da Sperling & Kupfer, sembra un libro per ragazzi, ma non è proprio così, dovrebbe essere in tutte le case, e dovrebbero leggerlo tutti, genitori, figli, nonni, e già, tutti abbiamo avuto 12 anni.

La prima cosa che ci viene in mente di chiedervi, è com’è scrivere un libro a quattro mani e due teste?

“È una curiosità che ci chiedono in tanti – esordisce Gianluca- in realtà anche noi ce lo siamo chiesti per un po’ di tempo. Il nostro libro è stata una cosa anche molto naturale. All’inizio doveva essere un film, lo avevamo scritto perché fosse una sceneggiatura, eravamo io e Paolo, in seguito si sono uniti altri due amici con cui studiavamo alla scuola di cinema, Andrea e Stefano ed in quattro abbiamo scritto il film. Quindi in realtà all’inizio è stato un lavoro a otto mani e quattro teste e quando si è presentata l’occasione di scrivere il libro, è venuto comunque in automatico di pensare di non farlo da soli. Poi alla fine la buona sorte ci ha assistito, non era di certo scontato che funzionasse.”

Interviene anche Paolo sul tema: “vorrei aggiungere che tutti gli autori hanno il vizio di voler scrivere molto da soli, come noi del resto, ma se trovi la persona giusta si può raggiungere l’impossibile.”

Copertina libro Sperling & Kupfer

Gianluca, da una sceneggiatura esce fuori un libro bellissimo, ve lo aspettavate questo?

“È stato totalmente inaspettato, eravamo a quest’evento chiamato Milano Pitch a presentare appunto il film, di fronte ai produttori cinematografici e televisivi e per puro caso a quell’evento c’erano anche le case editrici che hanno sentito la storia del film e ci hanno chiesto successivamente di scrivere il libro.”

Il protagonista del vostro lavoro è Domenico, ce lo raccontate?

“Domenico è un ragazzino di 12 anni. Vive a Bergamo una vita un po’ particolare è quello che nel  quartiere e a scuola tutti lo considerano un teppistello, nonostante l’età lui fa una vita da ragazzo più grande, forma una gang con ragazzi più grandi e si avventurano in diverse monellerie. Lui è dovuto crescere in fretta, con i genitori separati e con la mamma (con cui vive) fuori di casa tutto il giorno per lavoro. La sua esperienza gli insegna che nella vita, bisogna spaccare, bisogna essere dei duri e questo è un po’ la faccia che lui mostra al mondo, ma poi quello che scopriamo durante il romanzo è che in realtà Domenico ha anche una grandissima sensibilità, ha un bel problema con l’overthinking, pensa decisamente troppo e scopre di non essere capace di affrontare contrariamente a come pensava, il passaggio alla vita adulta. È un po’ questa la sfida che raccontiamo nel romanzo.”

C’è un po’ di vostra esperienza personale in questo libro?

“Avendoci lavorato in quattro sin dall’inizio, è normale che ci siano finiti piccoli sprazzi di vita personale di ognuno in qualche modo non si può dire che c’è di preciso la storia di qualcuno dentro, ma sono tante esperienze personali che sono confluite in questa storia, principalmente c’è una cosa a cui teniamo molto, il fatto che nel libro si parla molto dell’oratorio, in Lombardia dove viviamo è un punto di ritrovo molto importante quando sei giovane, perché più o meno tutti i ragazzi e i ragazzini delle elementari e delle medie passano dall’oratorio e sicuramente raccontare di quel mondo, dove soprattutto nel periodo estivo ci sono tante attività è una cosa che a cui tenevamo veramente tanto.”

Perché un ragazzo dovrebbe leggere il vostro libro?

“Innanzitutto perché ha una bellissima copertina, dai scherziamo, ma neanche tanto.  La cosa che abbiamo capito dopo averlo scritto, dopo i primi feedback che ci sono arrivati, alcuni momenti che sono stati per noi molto emozionanti d’incontro con alcuni lettori, è quello che abbiamo raccontato uno spaccato di vita quotidiana di molti giovani. Abbiamo messo su carta, la vita dei giovani, la musica, le amicizie, le difficoltà di affrontare cose negative. I lettori hanno riconosciuto un linguaggio ed un’espressione molto naturale. Nel romanzo c’è un desiderio, una spinta nell’affrontare alcuni problemi che un ragazzo o una ragazza, veramente si trovano davanti durante l’adolescenza, come appunto le amicizie, uscire dalla famiglia, iniziare a costruirsi una propria vita, la scoperta della sessualità ed una serie di problematiche che a quell’età sembrano gigantesche, la vita ogni giorno ti mette davanti a scelte che sembrano la scelta definitiva per la tua vita e questo è quello che noi abbiamo voluto raccontare dal punto di vista del cuore di Domenico. Speriamo che arrivi a tutti, il fatto che abbiamo cercato di rimanere aderenti dal punto di vista di un ragazzino di 12 anni in modo tale che tutti potessero riconoscersi in lui e riconoscere dei tratti dei propri 12 anni.”

Siete partiti da una sceneggiatura, sperate che un giorno il libro diventi veramente un film?

“È nato come film, quindi crediamo che forse lo spirito originario di “Giugno” fosse un film, poi fortunatamente anche a romanzo ha funzionato bene, alla fine ci speriamo, stiamo cercando di muoverci in quella direzione e ovviamente aver scritto il libro ha permesso anche di capire alcuni problemi che c’erano nel film, abbiamo aggiunto anche delle storie nuove, abbiamo approfondito molto alcuni personaggi, un eventuale riscrittura della sceneggiatura potrebbe giovarne dal fatto di avere un romanzo di aver scoperto ancora di più ed in profondità l’anima dei personaggi e della storia.”

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Fabio Fanelli
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Fabio Fanelli

Una cosa che adoro del mio lavoro, è l'importanza che si deve dare al servizio offerto. Meno spazio alle classifiche di chi ha più follower, più mi piace, più visualizzazioni, l'informazione è una cosa seria. La capacità di dialogo, di interazione e di corretto utilizzo delle varie piattaforme sono il segnale che la rivoluzione del mestiere del giornalista è in corso.

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