In vista del 22 aprile, la Giornata mondiale della Terra, l’Europa accelera l’impegno a vietare le batterie usa e getta. L’UE è al lavoro sulla normativa che rivoluzionerà auto elettriche e smartphone, e-scooter e telecomando tv.
Nonostante le batterie ricaricabili esistano da tempo, ancora molte persone si affidano alle pile tradizionali, quelle cioè che una volta esaurite vanno gettate via. Le cose però cambieranno presto; l’Unione europea, infatti, prevede un futuro fatto esclusivamente di batterie ricaricabili e sostituibili.
E non solo. Un carica batterie universale per tutti i device, o quasi: questa è la richiesta della Commissione europea ai produttori di tablet, smartphone e di tutti gli altri dispositivi elettronici. Una proposta che non solo vuole agevolare i consumatori facendogli risparmiare l’acquisto di un cavo per ogni periferica, ma vuole anche abbattere la produzione sempre crescente di rifiuti elettronici.
Perché l’Ue vieta le batterie ricaricabili?
Tutto ciò che è dotato di una batteria, secondo la proposta europea, deve servire al Green Deal, il piano con cui l’Europa vuole raggiungere la neutralità climatica. Lo scopo è ridurre gli sprechi e rendere questo settore un po’ più sostenibile.
Solo in Europa abbiamo un consumo di circa 1,9 milioni di tonnellate di batterie, con le batterie di piombo che risultano quelle maggiormente riciclate (99% circa) mentre nel caso di tipologie diverse ci si aggira intorno al 48%. Negli ultimi anni tra l’altro si è reso sempre più evidente come gli ioni di litio su cui in molti avevano fermamente creduto all’inizio della loro immissione nel mercato, siano in realtà molto costosi da riciclare, e questo sta inducendo l’industria a rimpiazzarli con cobalto, nichel e rame.
Nel regolamento Ue approvato in questi giorni sono stati anche fissati i livelli minimi per la quantità di cobalto, piombo, litio e nichel che bisognerebbe recuperare dai rifiuti con lo scopo di riutilizzarle per la produzione di nuove batterie. Inoltre sono stati definiti degli obiettivi più rigorosi per la raccolta delle batterie portatili.
La proposta, come si legge nella nota di Bruxelles:
“Mira a rafforzare il funzionamento del mercato interno, promuovere un’economia circolare e ridurre gli impatti ambientali e sociali in tutte le fasi del ciclo di vita della batteria. L’iniziativa è strettamente collegata al Green Deal europeo, al Piano d’azione per l’economia circolare e alla Nuova strategia industriale.”
Da quando?
Il pacchetto di norme varato dall’Ue e dedicato alle batterie dovrebbe entrare in vigore entro il 2024. Entro quell’anno le pile non ricaricabili dovranno essere etichettate come tali, ed entro il 2027 dovranno lasciare spazio a quelle riutilizzabili di buona qualità, capaci di resistere a un numero minimo di cicli di ricarica.
Salvo qualche eccezione non ancora chiara, la proposta Ue riguarderà ogni tipo di batteria, indipendentemente dalla forma, dalla composizione chimica, dalla dimensione e dal loro uso. Ciò include anche le batterie industriali, usate per esempio per lo stoccaggio di energia.
Le novità sono le seguenti:
- etichettatura chiara e visibile per tutte le batterie non ricaricabili, che dovranno comunque scomparire gradualmente fino ad arrivare, entro il 2027, ad apparecchi alimentati esclusivamente da batterie ricaricabili di buona qualità e in grado di garantire un numero minimo di ricariche;
- nuove regole legate alla produzione delle batterie, che dovranno essere realizzate con una percentuale minima di materiali riciclati entro il 2030 (percentuale che poi salirà ulteriormente entro il 2035);
- obbligo di inserimento di batterie all’interno dei vari dispositivi che possano essere facilmente sostituite dall’utente;
- reperibilità delle batterie di ricambio per ogni prodotto fino a 10 anni dalla sua immissione sul mercato.