Plastica monouso e obiettivi di intercettazione. Le soluzioni in campo

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La Direttiva (UE) 2019/904 (c.d. Dir. SUP) stabilisce obiettivi di raccolta differenziata delle bottiglie in plastica per bevande e contenuti minimi di materiale riciclato nelle bottiglie di nuova produzione. Report Laboratorio REF.

Una sfida che chiama produttori, distributori, Enti locali e cittadini ad individuare insieme nuove modalità per dare impulso alle raccolte differenziate delle bottiglie in PET e garantire al contempo la possibilità di valorizzare tale flusso per la fabbricazione di nuove bottiglie.

L’Europa comunitaria e la lotta alla dispersione delle plastiche monouso

Le bottiglie per bevande in plastica detengono il triste primato di essere in cima alla lista dei 10 oggetti più comuni rinvenuti sulle coste e nelle aree marine europee.

Il problema è serio. Al fine di ridurre l’inquinamento marino da plastiche, l’Unione Europea ha approvato nel 2019 la Direttiva UE 2019/904 o Direttiva SUP.  Essa pone obiettivi ambiziosi di raccolta differenziata delle bottiglie in PET per bevande e contenuti minimi di materiale riciclato nelle bottiglie di nuova produzione. In particolare:

  • L’Art. 9 della Direttiva indica che entro il 2025 il 77% delle bottiglie in plastica monouso per bevande dovrà essere raccolto separatamente, con un obiettivo a regime del 90% entro il 2029.
  • L’Art. 6 indica altresì che entro il 2025 le bottiglie in plastica monouso per bevande dovranno contenere almeno il 25% di materiale riciclato (il 30% entro il 2030).

Obiettivi sfidanti richiedono mezzi altrettanto efficaci. La Direttiva, in questo senso, suggerisce agli Stati membri (ma formalmente non li obbliga) l’adozione di sistemi di deposito su cauzione. Il richiamo a tali sistemi indica una modalità per il raggiungimento dei target, alla stregua di quanto già avvenuto in diversi Paesi dell’Unione.

Fonte: Laboratorio REF

Nei sistemi DRS, i consumatori portano gli imballaggi presso dispositivi di raccolta automatizzati appositamente approntati (reverse vending machine o RVM) e posizionati generalmente all’interno dei punti vendita della grande distribuzione e della distribuzione organizzata. Lì inseriscono i “vuoti” da riciclare all’interno di questi dispositivi così che ne verifichino l’idoneità. A questo punto, controllata anche la corretta appartenenza al sistema DRS, queste macchine restituiscono al consumatore il deposito (o cauzione) versato al momento dell’acquisto.

Di che natura è la cauzione? Essa può essere erogata sottoforma di contanti, mediante scontrino da riscattare direttamente alla cassa del punto vendita oppure – come accade in alcuni Paesi – liberamente devoluta quale sostegno ad una causa benefica. Nel caso di punti vendita di piccole dimensioni, il sistema di raccolta e restituzione della cauzione generalmente avviene in maniera manuale.

Questi sistemi hanno i seguenti obiettivi principali:

  1. Ridurre la dispersione dei rifiuti nell’ambiente, il cosiddetto littering. Tali metodi sono particolarmente efficaci per quanto riguarda il consumo di bevande da asporto e nel fuori casa.
  2. Massimizzare la restituzione, in modo tale da intercettare materiali di alta qualità privi di contaminazioni (food grade), favorendo così il riciclo bottle to bottle.
  3. Compliance normativa, ovvero garantire il raggiungimento dei target europei in materia di raccolta per il riciclo e di contenuto di riciclato nella fabbricazione di nuovi prodotti. 

La Direttiva estende inoltre il perimetro della responsabilità finanziaria dei produttori di alcune tipologie di imballaggi monouso in plastica (ivi incluse le bottiglie in PET e i cartoni in poliaccoppiato per bevande) anche ai costi di rimozione dei rifiuti dispersi nell’ambiente e al successivo trasporto e trattamento (Art. 8, comma 2, lettera c).

DRS. Un sistema che funziona?

I sistemi DRS sono considerati un mezzo efficace e riconosciuto a livello internazionale per ridurre la dispersione degli imballaggi nell’ambiente, raggiungere elevati tassi di intercettazione e garantire un riciclo di alta qualità dei materiali raccolti nonché, nel caso dei sistemi per il riuso, contribuire alla riduzione della produzione dei rifiuti alla fonte. Un adeguato valore della cauzione e la disponibilità di una rete capillare di punti di riconsegna, costituiscono un valido incentivo per il consumatore alla restituzione degli imballaggi usati. Tali sistemi raggiungono livelli di intercettazione e riciclo effettivo estremamente performanti, anche superiori al 90% (Reloop 2020). Ad oggi, oltre il 35% delle bottiglie in PET raccolte in Europa deriva da raccolte selettive nell’ambito di schemi DRS (Eunomia 2020).

Nel caso degli imballaggi in PET per liquidi alimentari, i sistemi DRS garantiscono la creazione di un closed loop recycling, ovvero l’utilizzo di materia prima seconda di alta qualità (rPET) per la realizzazione di nuovi imballaggi per bevande (riciclo bottle to bottle), evitando così il cosiddetto downcycling, ovvero l’impiego dei materiali recuperati per applicazioni differenti e di “minor pregio” rispetto a quella originaria e spesso non riciclabili.

A questi vantaggi, fa da contraltare la necessità di realizzare un’infrastruttura organizzativa e finanziaria dedicata, con ricadute sui vari attori in campo che devono essere attentamente analizzate e coordinate in un disegno strategico di coinvolgimento e compartecipazione agli obiettivi e ai costi.

Cosa succede nel mondo e in Europa

Attualmente vi sono più di 40 sistemi DRS per il riciclo attivi nel mondo e in diversi Paesi europei, USA, Canada, Australia, Oceania e Medio Oriente. Nel 2020, all’incirca 291 milioni di cittadini avevano accesso ad un sistema DRS, valore destinato ad aumentare di altri 200 milioni entro la fine del 2023.

Guardando all’Europa, sono 13 i Paesi che hanno adottato sistemi di deposito su cauzione per il riciclo, mentre altri 12 ne hanno già deciso l’introduzione entro i prossimi quattro anni. Solo quest’anno, altri 3 (Slovacchia, Lettonia e Malta) hanno introdotto un DRS per i contenitori monouso per bevande.

I dati dicono di come l’obbligatorietà acceleri l’adozione massiva di questi sistemi: percentuali di intercettazione pari (o superiori) al 90% con punte che superano il 97% in Germania. Quest’ultima insieme ai Paesi Bassi hanno recentemente deciso di estendere i propri sistemi DRS, includendo ulteriori tipologie di bevande (succhi dal 2022 e latte dal 2024 in Germania, il che rappresenta un’aggiunta di 1,7 miliardi di litri all’anno, circa 1,4 miliardi di imballaggi) e ulteriori tipologie di imballaggi (bottiglie in PET < 0,5 litri dal 2021 e lattine dal 2022 nei Paesi Bassi). I sistemi di raccolta differenziata nei Paesi che al contrario non adottano sistemi DRS intercettano in media il 47% degli imballaggi per bevande in PET immessi al consumo.

In Italia, nonostante un emendamento un po’ confuso al proposito, contenuto nel D.L. Semplificazioni-bis (D.L. 31 maggio 2021, n. 77), non è ancora iniziato un reale confronto, sebbene vi siano state manifestazioni d’interesse da parte dell’industria e della società civile.

Cosa ne pensa l’industria europea?

In conclusione, osserviamo le posizioni delle principali associazioni europee di produttori di bevande, ovvero UNESDA (Associazione europea dei produttori di bibite) e NMWE (Associazione europea dei produttori di acque minerali). In un comunicato stampa congiunto al quale si è unita anche l’associazione ZWE (Zero Waste Europe), esse hanno riconosciuto il ruolo dei sistemi di deposito su cauzione nel quadro degli obiettivi in materia di economia circolare e chiedono alla Commissione europea di stabilire requisiti minimi per i sistemi DRS nell’ambito della revisione della Direttiva Europea sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio.

Le associazioni ammettono la necessità di introdurre sistemi DRS per il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi della Direttiva SUP ma anche come opportunità per creare un sistema di riciclaggio a circuito chiuso che garantisca che il materiale venga conferito correttamente e riciclato in nuovi contenitori per bevande.

Secondo ZWE l’infrastruttura di raccolta selettiva necessaria al funzionamento del DRS per il riciclo potrebbe anche supportare lo sviluppo di sistemi di riutilizzo, o vuoto a rendere. Il manifesto congiunto precisa che qualsiasi nuovo sistema di deposito cauzionale dovrebbe essere sviluppato ed istituito sulla base di alcuni principi base per quanto riguarda la sua portata geografica, i materiali in cui sono realizzati i contenitori di bevande inclusi nel sistema, la sua governance, la convenienza, l’incentivazione del consumatore e l’accesso dei produttori ai materiali riciclati.

Sempre UNESDA, ha affermato l’impegno dei produttori europei nell’estendere il target del 90% a tutte le tipologie di imballaggi per bevande, nell’ambito del percorso che porterà alla revisione della Direttiva imballaggi. A tale scopo, e a quello di garantire la possibilità di utilizzare i materiali raccolti in “closed loop“, UNESDA chiede nuovamente alla Commissione Europea di sostenere la diffusione e l’armonizzazione dei sistemi DRS nazionali attraverso la definizione di requisiti minimi. Inoltre, al fine di ridurre la dipendenza da materie prime, UNESDA promuove la diffusione di imballaggi riutilizzabili nel settore delle bevande, che potranno essere intercettati utilizzando la medesima infrastruttura di raccolta dei sistemi DRS per il riciclo.

Nel complesso, per UNESDA e NMWE, affinché i sistemi DRS siano efficienti, è importante che soddisfino le seguenti condizioni:

  1. Avere una portata geografica nazionale.
  2. Applicarsi a tutte le categorie rilevanti di bevande e di tipologie di imballaggio.
  3. Essere istituiti e gestiti dall’industria obbligata in una struttura senza fini di lucro.
  4. Essere convenienti per i consumatori con una chiara comunicazione sull’importo del deposito, sulla portata e con un numero consistente di luoghi accessibili per il rimborso.
  5. Includere depositi cauzionali che incentivino la cultura della restituzione.
  6. Consentire ai produttori di assicurare il materiale per il circuito chiuso del riciclaggio (ad esempio, riciclaggio bottle to bottle).
Simone Martino
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Simone Martino

Classe 1978. Giornalista pubblicista. Laureato in Giurisprudenza presso l’Università La Sapienza di Roma. Scrive per Italianews.press su Economia Circolare e Sostenibilità.

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