Referendum: gli ultimi tre quesiti, spiegati dall’Avvocato Lorenzo Zaccheo

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TERZO REFERENDUM: SEPARAZIONE DELLE CARRIERE DEI MAGISTRATI

Il referendum numero tre (scheda di colore giallo) è sulla separazione delle funzioni dei magistrati. Con il referendum si chiede appunto l’abrogazione delle norme in materia di ordinamento giudiziario che consentono ai magistrati il passaggio dalle funzioni giudicanti (giudice) a quelle requirenti (pubblico ministero) e viceversa.

In poche parole, se vince il ‘SI’ si introduce nel sistema giudiziario italiano la separazione delle carriere dei magistrati: questi infatti, dovranno scegliere fin dall’inizio della loro carriera se assumere nel processo il ruolo di giudice (funzione giudicante) oppure quello di pubblico ministero (funzione requirente) per poi mantenere quel ruolo durante tutta la vita professionale, senza poter più cambiare.

Al contrario, se vince il NO, la situazione rimarrà invariata, i magistrati, quindi, potranno continuare a variare le loro funzioni da Giudice a Pubblico ministero per tutta la carriera. Oggi infatti i magistrati si possono passare più volte dal ruolo di giudice a quello di PM e viceversa

QUARTO REFERENDUM: VALUTAZIONE SUI MAGISTRATI

Il referendum numero 4 (scheda di colore grigio) è sulla partecipazione dei membri laici a tutte le deliberazioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari. La richiesta è di abrogare le norme in materia di composizione del Consiglio direttivo della Corte di cassazione, dei consigli giudiziari e delle competenze dei membri laici che ne fanno parte.

In pratica, si chiede la valutazione sui magistrati, oltre che alle toghe stesse, anche da parte di esperti della materia giuridica.

Se vincesse il SI quindi avvocati, professori universitari e parte di Consigli giudiziari, potrebbero votare sull’operato dei magistrati e sulla loro professionalità. Se vincesse il NO al contrario continuerebbero a votare soltanto i membri del Consiglio Superiore della Magistratura.  

Attualmente, infatti, la valutazione della professionalità e della competenza dei magistrati è operata/spetta soltanto dal Csm che decide sulla base di valutazioni fatte anche dai Consigli giudiziari ed organismi territoriali nei quali, però, decidono soltanto i componenti appartenenti alla magistraturaCon il referendum quindi, si vuole estendere anche ai rappresentanti dell’Università e dell’Avvocatura nei Consigli giudiziari la possibilità di avere voce in capitolo nella valutazione come consiglieri ‘laici’.

QUINTO REFERENDUM: ELEZIONI DEI TOGATI DEL CSM

Il quinto e ultimo quesito riguarda il Consiglio superiore della magistratura (CSM), l’organo che si occupa di assegnare gli incarichi ai magistrati, definire i loro trasferimenti, nominare i membri della Cassazione e gestire i procedimenti disciplinari a loro carico. Verrà sottoposto agli elettori con una scheda di colore verde. Il CSM è composto da 27 membri ed è presieduto dal Presidente della Repubblica in carica. Ci sono altri due membri che entrano di diritto, entrambi appartenenti alla Corte di Cassazione, ma gli altri 24 vengono eletti: 16 magistrati, detti membri togati, e 8 tra professori di materie giuridiche e avvocati con almeno 15 anni di professione, scelti dal Parlamento. Al momento un magistrato che vuole essere eletto al Csm deve raccogliere almeno 25 firme di altri magistrati. Questo sistema, secondo i promotori del referendum, lascia troppo potere alle correnti in cui è diviso il “sindacato” dei magistrati, l’Anm. Nel referendum quindi viene proposto di eliminare il numero minimo di firme per potersi candidare.

Con il SI, si tornerebbe alla legge originale del 1958, che prevedeva che tutti i magistrati in servizio potessero proporsi come membri del Csm presentando semplicemente la propria candidatura.

Se vincesse il NO al contrario i magistrati in servizio potrebbero candidarsi soltando raccogliendo almeno 25 firme di latri magistrati.

FORSE LA COSA PIU’ IMPORTANTE IL QUORUM NECESSARIO

Per la validità del referendum abrogativo l’art. 75 della Costituzione stabilisce che la proposta soggetta a referendum è approvata se hanno votato la maggioranza (50%+1) degli aventi diritto al voto e se è raggiunta la maggioranza (50%+1) dei voti validamente espressi.

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